Valutazione dei contesti di abuso tramite l’utilizzo di tecniche scientificamente condivise per la rievocazione del narrato al fine di evitare la produzione di falsi ricordi.
Negli ultimi anni il crescente aumento dell’attenzione rivolta all’infanzia e alla sua tutela ha esteso il dibattito sulla prevenzione ma ha anche contribuito all’aumento del fenomeno delle false denuncie. Ci si è resi conto che non è raro scoprire casi di denuncie che, ad un approfondito esame del bambino, della vita di relazione della coppia e della famiglia, si rivelano infondate. Risulta evidente il ruolo di primo piano che può rivestire il minore abusato soprattutto quando rappresenta l’unico testimone dell’accusa; le sue dichiarazioni risultano il perno su cui si sviluppa tutto il processo e la sua attendibilità rappresenta il terreno su cui avvengono gli scontri maggiori.
Nella valutazione Nella valutazione sull’abuso sessuale e psicologico sui minori, vengono prese in considerazione una serie di variabili, quali quelle comportamentali, cognitive e psicologiche per cercare di stabilire con una certa sicurezza se sussistono i presupposti per cui la verità viene negata o falsificata.
L’operatore (consulente di parte o di ufficio), pur nel rispetto dei quesiti posti dal giudice, non deve stabilire se il “fatto” raccontato sia o meno accaduto, quanto invece l’idoneità del minore a testimoniare e il grado di attendibilità e credibilità della sua testimonianza.
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